La Due Diligence Reputazionale è ormai da tempo uno strumento fondamentale a supporto delle decisioni aziendali in materia di identificazione dei rischi correlati ai rapporti con le controparti.
Nel corso degli ultimi vent’anni gli approcci metodologici alla Due Diligence Reputazionale sono mutati sia nella raccolta dei dati che nelle modalità con cui gli stessi vengono utilizzati ai fini dell’Assessment del rischio.
Oggi più che in passato la Due Diligence per un’impresa non rappresenta più soltanto uno strumento difensivo, volto cioè al controllo e alla mitigazione dei rischi, ma si sta orientando sempre più a diventare uno strumento proattivo che, oltre a difendere gli asset tecnologici e di capitale umano su cui essa ha investito, serve anche a sviluppare una migliore conoscenza del mercato e della concorrenza rafforzandone, in definitiva, la competitività.
La Due Diligence Reputazionale si sta imponendo come un supporto prezioso per le imprese nell’attuale contesto di crisi sistemica. Una congiuntura che non appare di breve durata e che sta già prefigurando una profonda ristrutturazione dell’economia globale. Per comprendere meglio la portata dei cambiamenti in corso è però opportuno fare chiarezza sui principali fattori che stanno impattando sul tessuto produttivo italiano e, allargando gli orizzonti, europeo. Senza trascurare, tuttavia, alcune variabili che già ora sono presenti sullo scenario ma che dispiegheranno in pieno in futuro, la loro influenza sui sistemi produttivi delle economie italiana ed europea.
Il contesto della crisi sistemica
In primo luogo appare assolutamente rilevante l’aumento dei costi delle materie prime e dei prodotti energetici. A questo proposito bisogna sottolineare come, fino ad ora, le sanzioni imposte alla Russia, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, sembrerebbero aver giocato un ruolo indiretto nella volatilità dei prezzi del gas, il cui incremento va, per ora, piuttosto ascritto al generale clima di instabilità e incertezza alimentato dal conflitto in Europa orientale, che ha determinato il dispiegarsi di tendenze speculative sul mercato europeo.
L’aumento dei costi dell’energia condiziona pesantemente la bilancia commerciale dei paesi europei, in particolare di quei paesi, come l’Italia e la Germania, a forte vocazione manifatturiera la cui economia è storicamente trainata dalle esportazioni. A questo riguardo appare molto significativo il rapporto presentato dall’Istat sull’import-export italiano nella prima parte del 2022. I dati forniti dall’Istituto di Statistica, riferiti al luglio scorso, evidenziano due tendenze: la prima è quella dell’andamento delle esportazioni complessive che, tenendo conto dell’aumento dell’inflazione, crescono del 18,0% su base annua in termini monetari pur riducendosi del 4,0% in volume; la seconda è la crescita vertiginosa del deficit energetico, che passa dai 3,8 miliardi di euro del luglio 2021 agli 11,4 miliardi di euro del luglio 2022, con un incremento del 300%.
Un secondo fattore da tenere in considerazione è la congiuntura geopolitica attuale che sta accentuando la tendenza, ormai più che decennale, allo spostamento verso l’Asia dell’asse dell’economia mondiale. Nello specifico, i competitor asiatici delle imprese europee risultano duplicemente avvantaggiati. Da una parte, il rifiuto di Cina e India di applicare sanzioni alla Russia ha fatto in modo che Mosca incrementasse le forniture di gas e petrolio verso questi paesi. D’altra parte, le sanzioni per la guerra in Ucraina stanno inducendo la Russia a sostituire le importazioni europee con importazioni indiane e cinesi, una circostanza che potrebbe avere conseguenze profonde sulla struttura e sulla tenuta dei sistemi economici del Vecchio Continente.
Sempre in Asia potrebbero sorgere ulteriori tendenze critiche. Pensiamo alla tensione crescente tra Cina e Stati Uniti sul futuro dell’isola di Taiwan. La contesa, che assume sempre più i tratti di una lotta per l’egemonia mondiale, non ruota unicamente attorno a questioni politiche e militari, ma ha, o almeno potrebbe avere, ricadute capaci di compromettere la tenuta dell’economia globale, dal momento che Taiwan, com’è noto, è leader mondiale nella produzione dei semiconduttori per la fabbricazione dei microchip, componenti indispensabili dell’odierna elettronica avanzata.
Tornando al contesto europeo, occorre registrare come l’incremento dei costi energetici abbia trainato una crescita dell’inflazione al consumo che è ormai pericolosamente prossima alla doppia cifra (+8,5% in Italia a luglio). Secondo un report della banca d’affari Nomura pubblicato lo scorso mese di agosto, l’insieme delle criticità a cui deve far fronte l’Europa, a partire appunto dalla crisi energetica, fanno prevedere “quattro trimestri consecutivi di crescita negativa del Pil per l’area dell’euro, che inizieranno nel terzo trimestre di quest’anno e culmineranno con un livello del Pil in calo di almeno l’1,5%”, mentre “l’inflazione è destinata ad aumentare notevolmente, poiché i prezzi energetici più elevati di tutti i tempi si riverseranno su tutte le sottostanti componenti non energetiche”.
Gli stati nazionali si trovano a far fronte all’esplosione del proprio debito pubblico a causa del venir meno di porzioni consistenti di gettito fiscale fornito dalle imprese oberate dalla crisi ed alle aumentate esigenze di welfare da parte di ampi segmenti delle popolazioni. Ne deriva una inevitabile debolezza del potere pubblico nel presidiare l’attuale congiuntura caratterizzata dai rapidi mutamenti dell’economia globale.
La due diligence reputazionale come strumento strategico per le imprese
La ricerca dell’affidabilità reputazionale, in tempi di crisi conclamata, potrebbe sembrare un lusso che le imprese non si possono permettere, schiacciate come sono tra l’incudine dei costi crescenti e il martello di concorrenti che operano in regime di vantaggio, soprattutto negli Stati Uniti ed in Asia.
Tuttavia, proprio in questo momento, avere a disposizione analisi puntuali ed efficaci della struttura proprietaria, dell’identità dei beneficiari finali, dell’affidabilità economica e finanziaria e del posizionamento di un fornitore o di un cliente nel contesto economico produttivo globale, costituisce un modo estremamente efficace per aiutare le imprese preparandole a giocare un ruolo nuovo sui mercati futuri che, giocoforza, saranno ancora più competitivi e selettivi rispetto a prima.
La Due Diligence Reputazionale può essere una risorsa strategica in più, come strumento di autotutela delle imprese e di rilancio della loro competitività
In un contesto in cui i costi di produzione sono destinati a crescere per via dell’aumento dei prezzi delle materie prime, in cui il mutato assetto geopolitico internazionale sta portando alla ribalta nuovi players su scala globale e proprio quando gli stati nazionali e le istituzioni sovranazionali di governo e regolazione dei mercati stentano sempre più a esercitare il loro ruolo, la Due Diligence Reputazionale può essere una risorsa strategica in più, come strumento di autotutela delle imprese e di rilancio della loro competitività.
In conclusione, se da un lato la Due Diligence Reputazionale consente di evidenziare l’affidabilità finanziaria e produttiva dei propri partner, identificando eventuali infiltrazioni di poteri criminali, di operatori opachi o appartenenti a paesi gravati da sanzioni, dall’altro contribuisce a individuare fornitori e clienti molto più affidabili e remunerativi dei precedenti, contribuendo così a rafforzare e rendere più efficiente la catena del valore, costituendo in questa fase molto difficile una vera e propria chiave di volta attraverso cui le imprese possono riuscire a presidiare i mercati altamente instabili dell’attuale contesto di crisi sistemica.
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